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La delusione (e la rabbia) per Pianosa

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Dopo la Capraia, dove sono bloccato da un bel Ponente, nel mio itinerario c’era Pianosa. Isola critica, che da decenni è abitata solo dai detenuti del penitenziario di Porto Azzurro (Isola d’Elba) più qualche guardia, e da Giulia Manca che gestisce l’unico alberghetto, i cui dipendenti sono appunto i detenuti.
Pianosa si trova in un momento storico fondamentale: la transizione fra il carcere e una possibile apertura al turismo, che avrebbe musica per le sue orecchie fra mare splendido tutelato da una riserva marina, resti romani importantissimi (delle grandissime catacombe in particolare) e una terra affascinante.
Un’isola da raccontare forse più delle altre, perché il futuro si gioca in questo momento, mentre per tutte le altre le partite importanti si giocarono ormai qualche decennio fa con l’inizio del turismo di massa negli anni ’60.

Ora, a Pianosa è vietato l’approdo dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, per via della riserva e per via, immagino, della presenza dei detenuti. Ci si arriva solo dall’Elba con una barca privata riconosciuta dal Parco. Il permesso di ormeggio però non di rado è rilasciato per ragioni scientfiche e/o sociologiche – almeno questo è quello che dice il Parco.
Avevo dunque ufficialmente chiesto tale permesso mesi fa al caro Parco, spiegando che la mia barca non inquina – barca a vela con motore elettrico – e che qualunque detenuto avesse avuto voglia di rubare Maribelle non sarebbe certo andato lontano. Le mie ragioni erano sociologiche, chiaramente, perché stavo raccontando tutte le isole minori italiane col mio viaggio in solitaria a vela e credevo fosse fondamentale raccontare Pianosa per i motivi sopra citati approdandovi personalmente.

Ma siccome in questo paese se non sei raccomandato e non lecchi il culo non sei nessuno, i miei amici del Parco mi hanno rifiutato il permesso sbarazzandosi di me con poche, ridicole parole. Grazie, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, forse avete perso – o voluto perdere – un’opportunità per parlare della delicata transizione di Pianosa su cui tanti opulenti occhi sono puntati…

E quindi: mi tocca trovare un’altra trentatreesima isola!

 

Pubblicato il: 8.Giu.2018   Lascia un commento

33isole

L'ideatore del progetto e navigante sono io, Lucio Bellomo, nato nel 1983 a Palermo, in Sicilia. Che poi è anche Italia ;-) Ingegnere elettronico (non ne vado fiero), dopo il dottorato ho lavorato come oceanografo fisico in Francia, facendo ricerca sui fenomeni fsici che regolano il funzionamento di mari e oceani. Ho partecipato a numerose campagne oceanografche internazionali imbarcandomi per più settimane consecutive. Con questo bagaglio ho lasciato l'Università alla ricerca di un contatto ancora più diretto con il mare. Oggi lavoro come istruttore di subacquea con le bombole ed in apnea fra piccole isole mediterranee e mari tropicali. Nel tempo libero mi dedico alla navigazione a vela, dapprima in Mediterraneo e poi in Atlantico.

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